Realismo su un tema di Atzeni

Lasciavamo questa terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che fuoriesce dall’acquedotto-colabrodo, salta giù dalla pozzanghera fattasi fonte, scivola e serpeggia tra motorini truccati e automobili scassate, ed erode le fondazioni delle strade e dei viottoli o scende giù per la discesa dell’ospedale scivolando sull’asfalto e allagando i marciapiedi fino ai Viali, dall’unico tombino non otturato al depuratore che non funziona, a farsi lenta verso Terridi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia torrenziale che la terra seccata dalla desertificazione e dagli incendi non riesce ad assorbire. Oltre alla follia di distruggere la nostra stessa terra per ingordigia e ignoranza, eravamo disoccupati. Chiamavamo noi stessi sardi, e il più delle volte lasciavamo questa terra con poche speranze di tornare.


Prima stesura 5 Ottobre 2017.

Per chi non cogliesse il riferimento: Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, 1996.