Bruno non si caccia

Intervento pubblicato su “L’Adige” del 25 gennaio 2024. Qui un riassunto della situazione del Centro Sociale Bruno e della minaccia di sgombero.

Caro Direttore,

Nell’anno in cui Trento è Capitale Europea del Volontariato mi giunge notizia dell’ennesimo attacco delle autorità provinciali nei confronti del Centro Sociale Bruno.

Dopo più di un anno dacché Trento non è più la mia città posso affermare con certezza che, assieme agli affetti, è proprio l’esperienza di volontariato e di attivismo all’interno del Centro Sociale a mancarmi maggiormente. Mi sono avvicinato per la prima volta al Bruno proprio in questi giorni nel 2019: Salvini, allora ministro dell’Interno in perfetta continuità con Minniti, aveva ordinato lo sgombero del CARA di Castelnuovo di Porto senza che fosse garantita la prima accoglienza alle persone che vi erano ospitate. Quel 23 gennaio decisi che non volevo essere né indifferente (un altro sardo ben più illustre del sottoscritto li odiava, gli indifferenti) né collaborazionista di queste politiche razziste e disumane. Cominciai così a insegnare italiano alla Scuola d’Italiano Libera la Parola e nell’autunno successivo decisi assieme a un compagno di riaprire Ciclostile, la ciclofficina popolare del Centro Sociale Bruno.

Nei tre anni in cui ho contribuito ad animare Ciclostile abbiamo rimesso sulla strada decine di biciclette destinate alla discarica, donate gratuitamente a chi ne aveva bisogno, insegnato a diverse donne migranti ad andare in bicicletta, mezzo che ha “fatto per l’emancipazione delle donne di più di ogni altra cosa al mondo” (Susan B. Antony, 1896), e insegnato a persone di ogni estrazione sociale a prendersene cura. In Ciclostile, nel giugno 2020, su richiesta di un’assistente sociale ho preparato le biciclette di A. e M., due fratellini siriani scappati alla guerra e cresciuti in un campo profughi fino al loro arrivo in un’Italia in piena pandemia. Un anziano signore nordafricano, M., che all’inizio ci aiutava a comunicare in arabo, poco a poco si è trasformato nel loro nonno acquisito, e anche noi abbiamo dovuto sopperire al ruolo di fratelli maggiori e talvolta di figure paterne, tanto importanti durante l’adolescenza. A. e M. in Ciclostile hanno imparato a stringere i coni di un mozzo, ma anche l’italiano e soprattutto i concetti di socialità e di solidarietà mutualistica.

Sempre in quei tre anni in cui vi ho fatto attivismo, Ciclostile, assieme a FIAB Trento e ad altri partner è stata promotrice del progetto #CAMBIAMOLASTRADA (vincitore del bando Intrecci Possibili 2019 della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale, insignito dal Comune del premio Cittadinanza Attiva nel 2023), ha accolto ragazzi della giustizia riparativa, ha organizzato corsi e laboratori di ciclomeccanica gratuiti, inclusi alcuni su misura per le persone migranti in collaborazione con le associazioni che si occupano di accoglienza, ha sistemato a proprie spese le biciclettine di un asilo di un quartiere marginalizzato del capoluogo, ha organizzato presentazioni di libri e proiezioni di documentari sulle biciclette e sul ciclismo e incontri sulla mobilità sostenibile, il più memorabile dei quali in collaborazione con la Fondazione Michele Scarponi, al quale parteciparono diversi degli attuali consiglieri comunali nonché l’allora candidato sindaco Ianeselli.

Da avvezzo a fare conti e stime, mi sarebbe fin troppo facile mostrare come l’IMIS sull’immobile del Bruno sia infinitesimo rispetto ai servizi che volontarie e volontari, compagne e compagni, offrono ogni giorno da quasi 18 anni, ma sicuramente commensurabile alla pochezza intellettuale di chi adduce tali argomenti a giustificazione della necessità di uno sgombero. Non lo farò perché la nostra comunità rifugge dalla monetizzazione e mercificazione del nostro impegno sociale. Ma spero sì che la Corte dei Conti si interessi della gestione di Patrimonio del Trentino, che durante una crisi abitativa si permette di mantenere sfitti i propri immobili.